Il carnevale è una festa molto attesa dai bambini. Anche se i più piccoli possono avere qualche reticenza, perché i volti fortemente truccati e gli abiti insoliti possono sfuggire dalla loro capacità di controllo e incutere un po’ di timore, dopo i tre anni certamente non vedono l’ora di indossare la maschera del loro eroe o personaggio preferito, e di giocare con i compagni trasformandosi proprio in quell’eroe. I bambini liberano la fantasia, a maggior ragione se il costume è non solo scelto, ma anche preparato insieme a loro. Spesso, dietro la maschera, liberano anche insicurezze e timidezza realizzando una trasformazione comportamentale. Questa personificazione è l’occasione per attivare il gioco simbolico, il gioco del far finta, abilità cognitive e relazionali. È anche l’occasione per partecipare a tanti giochi nuovi organizzati a scuola, a casa, in piazza, facendo baccano e liberando emozioni, e preparare e gustare dolcetti tipici in allegria.
Sulle persone autistiche il Carnevale potrebbe però avere un effetto diverso: la folla, i colori del viso e dei costumi, gli addobbi, il lancio di coriandoli e stelle filanti, i balli, la musica ad alto volume, potrebbero produrre un sovraccarico sensoriale, un caleidoscopio di luci, voci, suoni, colori, movimenti, sensazioni tattili al contatto con il costume, che arrivano tutti in massa contemporaneamente senza la possibilità di essere filtrati. Questa condizione può indurre forti reazioni emozionali, spesso incomprensibili per la maggior parte delle persone, fino alla depersonalizzazione (non ti senti più nel corpo) e alla derealizzazione (ti sembra di stare dentro un sogno). Le persone con autismo in sovraccarico sensoriale possono attivare lo stimming (movimenti stereotipati, ripetuti con il proprio corpo, che permettono di bloccare l’ingresso delle altre stimolazioni) per ripristinare l’equilibrio. Se questo non è possibile, l’ansia aumenta vertiginosamente, e possono verificarsi episodi di meltdown (esplosioni) e shutdown (spegnimento). Il Meltdown è una risposta fisiologica e involontaria del corpo in seguito all’accumularsi e al combinarsi di troppi stimoli che generano frustrazione e sopraffazione (https://www.bradipiinantartide.com/cosa-e-un-meltdown-autistico/). Alla fine lascia stanchezza, senso di colpa, anche vergogna per la perdita di controllo.
Lo shutdown è implosivo, avviene dentro la persona, una sorta di spegnimento del cervello con un blocco o una riduzione delle capacità di pensiero, comunicazione, movimento, ed estraneazione dal reale (https://www.bradipiinantartide.com/shutdown/).
Ogni persona autistica ha i suoi tempi personali per riprendersi da questi episodi, ma sicuramente si tratta di esperienze che lasciano il segno.
Come sempre sta a noi genitori ed educatori agire con sensibilità e comprensione, cercando di organizzare gli eventi festosi, che di solito interrompono le tanto rassicuranti routines, in modo da prevenire le condizioni di disagio ed accumulo sensoriale. Ogni persona autistica ha le sue caratteristiche, che rendono necessaria la personalizzazione dell’attività e la preparazione graduale a viverla, per esempio attraverso una accorta regolazione della quantità di stimoli sensoriali nell’ambiente e un percorso di shaping, cioè di modellamento del comportamento attraverso approssimazioni graduali alla meta. Preparandoci bene prima, il Carnevale può essere vissuto con serenità anche dalle persone autistiche insieme a familiari, compagni, insegnanti, educatori (guarda il nostro carosello!).
Può anche diventare un’occasione per esprimere la propria creatività.
C’è una relazione fra autismo e creatività? Sembra possibile delineare un profilo di moderata creatività delle persone autistiche (Pennisi et al., 2020), che pur mostrando una minore flessibilità cognitiva e fluenza verbale, sono capaci invece di alti livelli di originalità e di dettaglio, anche superiori ai gruppi di controllo, soprattutto nelle produzioni private. Uno studio di Kasirer et al. (2020) ha investigato la creatività sia verbale che figurale, attraverso due test: un test di completamento di frasi in cui i bambini autistici hanno mostrato capacità di metafore creative, meno convenzionali rispetto ai pari del gruppo di controllo (per es., “sentirsi inutili è….acqua evaporata”), e un disegno di oggetti inesistenti, nella cui realizzazione veniva molto utilizzata l’intersezione di categorie (per es., una casa con la coda). Probabilmente lo stile di pensiero non convenzionale rende possibile alle persone autistiche non essere limitate dal significato lessicale di un termine. Dall’altro canto, la ridotta capacità immaginativa sembra non influire sulla creatività figurale, che viene invece incentivata dal pensiero in immagini. La creatività ha una relazione positiva con il benessere emotivo, psicologico e sociale (Tamannaeifar e Motaghedifard, 2014), è quindi importante continuare ad illuminare questo aspetto con altri studi scientifici, ma anche utilizzare e proporre occasioni perché il potenziale creativo di ognuno possa essere espresso. Questo è anche un modo per lasciare fuori dalla porta un diffuso stereotipo secondo cui la persona autistica non può essere creativa, e per contrastare la discriminazione e l’esclusione sociale che gli stereotipi e i pregiudizi negativi portano con sé.